7 – I Balcani

Carissimo John, […] il tappeto volante, cioè l’iscrizione o contributo a un partito politico, non è un prodotto facile da vendere: non sono un bene materiale né un servizio al consumatore, a meno che per servizio non lo si intenda come un investimento per migliorare il pianeta con campagne per i diritti umani e civili quali l’istituzione del Tribunale internazionale sui crimini di guerra, l’abolizione della pena di morte o la regolamentazione delle droghe, etc.

Dopo poco più di un mese di addestramento alla vendita di tappeti volanti al call centre romano, il partito aveva raccolto abbastanza denaro per lanciare il progetto di espandersi all’estero, in particolare nei paesi post-comunisti dell’Est, considerati terreno fertile perché assetati di democrazia. Solo perché sapevo leggere l’alfabeto cirillico (ma senza sapere una parola della lingua), fui spedita a Sofia, in Bulgaria, dove svolsi un lavoro simile al tuo.

Avevo tre sgangherate linee telefoniche (si interrompevano ad ogni pioggia) e altrettante segretarie, delle quali due bulgare che parlavano italiano e una turca con la quale mi capivo in francese, che oltre ad altre attività di traduzione e interpretariato svolgevano il telemarketing per prendermi gli appuntamenti con i potenziali acquirenti del tappeto volante: soprattutto personalità, ministri e deputati da usare poi per fare lobby nei rispettivi parlamenti. Ecco perché dico che facevo un lavoro di agente non molto diverso dal tuo, anche perché un tappeto, per quanto volante, ogni tanto ha bisogno di una passata di aspirapolvere: avremmo potuto lavorare in coppia per appioppargli entrambi i prodotti in abbinamento!

Nel corso di tutti gli anni ’90 la cosa funzionò abbastanza bene. Dalla base di Sofia mi divertivo a viaggiare frequentemente anche in Grecia, Macedonia, Polonia, Romania, Turchia e Ungheria, con un discreto successo nel raccogliere centinaia di iscrizioni e migliaia di firme sulle campagne del partito, tanto che alle Nazioni unite si arrivò effettivamente all’istituzione della Corte penale internazionale che oggi all’Aia processa i colpevoli di genocidio in ex Yugoslavia, Rwanda, Liberia…

Ma poiché chiedevamo una quota di iscrizione corrispondente all’uno per cento del PIL dei vari paesi, cioè cifre ridicole tra i dieci e i venti dollari all’anno da quelle parti, la cosa divenne finanziariamente insostenibile. I soldi della sottoscrizione straordinaria fatta anni prima in Italia (dove invece l’iscrizione costava e costa ancora molto salata) erano finiti, per cui il partito chiuse tutte le sedi dell’Est, da Budapest a Praga, Varsavia, Zagabria e naturalmente anche Sofia. Avrei voluto fermarmi in Bulgaria perché nel frattempo mi ero messa insieme a una delle segretarie, che in quanto all’epoca extra-comunitaria non potevo esportare, ma presto esaurii i miei pochi risparmi e per di più la polizia rubò la mia nuovissima Panda. Era proprio la polizia corrotta a rubare le auto straniere…

Alla fine del millennio tornai a Milano, dove non osai ricontattarti per la vergogna di averti lasciato otto anni prima con solo quel bigliettino, ricordi? Lo conservo ancora in un obsoleto floppy disk:

"…bollicine che scendono lungo la gola senza fretta. Assaporo mille attimi che si scandiscono senza chiedere il permesso. Non voglio piú tenere tutto sotto controllo. Quasi mi piace non sapere chi sono e fingermi un'artista vagabonda di passaggio. Lascia che il tempo parli senza intervenire. Lasciami intervenire nel nostro tempo senza interferire. Lascia che accada tutto senza dimenticare il tuo sorriso. Non puoi pretendere che continui a fingere. Anche tu hai la possibilità di ricominciare, di rifarti una vita, anche scappando se necessario. Ti prego, non mi cercare."

Ritrovai invece Sarah, davanti a due birre rosse al Bar Magenta, e mentre ci si raccontava di cosa fosse capitato a entrambe nel frattempo, ancora una volta il suo telefonino pigolò la Marsigliese e vi apparve il nome della sua amica ed ex amante Cinzia, con la quale aveva condiviso un appartamentino in corso Garibaldi, e che era partita da qualche settimana per la Scozia dove si era sistemata con un lavoro sicuro di operatrice al call centre di una gigantesca multinazionale informatica. Dopo i canonici saluti di prammatica, Cinzia si lanciò a spiegarle il motivo della chiamata, della quale ascoltavo fingendomi disinteressata la metà di conversazione in uscita da Sarah:

- Da non crederci, vuoi dire che se qui da Milano faccio il numero verde della OBM, mi rispondi tu in Scozia? [...] Che dici? […] Mah, non saprei […] No, niente da fare, non mi interessa. Però posso chiedere in giro, resta in linea…

Hei Virginia – mi fa Sarah - hai vinto una vacanza in Scozia più un lavoro sicuro come centralinista. Tutto spesato tranne il biglietto che la mia ex Cinzia riuscirà a procurarti con il magico sconto del 50%, che ne dici?

Minchia se volevo partire! Non glielo dissi espressamente ma glielo feci capire con inequivocabili espressioni non-verbali

- Chiede quando si parte […] Ok, ma renditi conto che quando spiego a Virginia che non è uno scherzo, mi sa che parte per davvero. Figurati, è un'artista girovaga e sta cercando una sistemazione […] Perfetto, allora ci sentiamo dopo, ti chiamo io al numero verde...



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