9 – La Scozia

Carissimo John, […] eravamo rimasti a quand’ero arrivata in Scozia, atterrando a Glasgow nella tipica pioggia orizzontale della costa occidentale, accolta calorosamente da Cinzia per ospitarmi a casa sua, un piccolo appartamentino in affitto sull’Esplanade della città portuale di Greenock, il cui tavolo da pranzo è sotto una grande finestra che dà sul meraviglioso estuario del Clyde, dove transitano le grandi navi da crociera e perfino il Rainbow II di Greenpeace in stridente contrasto coi sommergibili nucleari in uscita dalla loro base strategica nell’antistante fiordo di Garelochness verso il mare d’Irlanda e l’Atlantico settentrionale. In questa fase di uscita dall’estuario navigano in superficie e sono davvero impressionanti, lunghi oltre cento metri. Davanti a noi dall’altra parte del fiume, raggiungibili in pochi minuti con un piccolo traghetto dalla vicina Gourock, ci sono le pittoresche località di Dunoon, dove i glaswegiani dell’epoca vittoriana andavano in gita scendendo lungo il fiume, ed Helensburg, cittadina patria dell’inventore della televisione.

Ma quella sera invece di guardare la televisione abbiamo goduto di questa splendida vista in una cenetta durante la quale Cinzia mi ha proposto in alternativa il piatto nazionale scozzese, lo haggis, cioè stomaco di pecora ripieno di frattaglie, oppure un risotto giallo che però per cucinare il quale, si è scusata, non avendo brodo di gallina l’ha sostituito con una bottiglia di ottimo vino bianco dell’emisfero meridionale, accompagnata a tavola da una di Chablis. Inutile precisare a quale delle due opzioni sia andata la mia preferenza: pur senza potermi considerare un’esperta di abbinamenti enogastronomici, mi sono spinta ad osservare come forse lo Chablis non si accompagnasse bene alle interiora ovine.

Dopo la romantica quanto alcolica cenetta, e avere fumato qualcosa che le ho portato dal Parco Sempione per non presentarmi come ospite a mani vuote, naturalmente è andata a finire che abbiamo fatto sesso per ore ed ore. Sai bene che sono pansessuale. Senza praticamente avere dormito, il giorno dopo l’ho accompagnata al suo luogo di lavoro, che diventerà anche il mio. Si tratta di un call centre più grande di un campo di calcio, dove in tredici lingue lavorano quasi 600 operatori di cui una settantina al desk italiano. Nonostante la notte insonne il colloquio di lavoro è andato bene anche grazie al mio ottimo inglese e il mio finto francese, per cui potrò risultare utile anche per aiutare i desk in altre lingue in caso di assenze di colleghi per ferie o malattia. Me la cavo anche col bulgaro ma non esiste un desk bulgaro e non gliene può fregar di meno.

Insomma mi hanno assunta e dopo un breve corso di formazione ho preso la prima delle quasi centomila chiamate che mi avrebbero assordata nei tre anni e mezzo successivi, durante i quali riuscii a fare l’orecchio al terrificante inglese dei glaswegiani (solo a Birmingham sono più incomprensibili), e mi rilassavo nei fine settimana visitando tutto il Paese, dalle verdissime Highlands alle tante isole occidentali, dall’eccellente zuppa di pesce di Arbroath alle squisite ostriche del Loch Fyne e naturalmente la capitale Edinburgo, o trascorrendo le domeniche scommettendo all’ovodromo, dove si svolgono le popolari corse di pecore.

All’inizio fu un’epoca felice durante la quale, di nascosto da Cinzia, mi dedicai alla nuova moda dell’internet dating. Tutto cominciò con la rubrica "personals" di un noto provider. Per la ragionevole somma di 35 sterline in due mesi potei contattare 139,5 belle ragazze (lo 0,5 essendo rappresentato da un transessuale non ancora operato), mi risposero in 12,5, uscii con 6,5 per continuare a uscire con tre. La prima delle tre era la classica (bionda e occhi azzurri) indigena di classe, che si scoprì abitare col gatto nel quartiere vicino. La seconda era una mediterranea (occhi e capelli nerissimi) bulgara che per tranquillizzare il suo fidanzato, un vecchio riccastro texano, gli disse che ero una donna, il che è vero. La terza è quella di cui sono ancora cotta come uno zampone, una bellissima italiana atipica con gli occhi verdi, che però non mi ricambiò perché pensava solo al suo gatto. Tutto questo per dire ai diffidenti dell'internet dating che ha funzionato a meraviglia con analoghi risultati anche per un mio collega italiano (appassionato di sudamericane), e oltre a nuovi amici/amiche si conoscono anche un bel po' di gatti.
Poi però la convivenza con Cinzia, sempre insieme sia a casa che al lavoro, in gita e all’ovodromo, era diventata ossessiva in misura inversamente proporzionale all’esaurimento di quella coattività sessuale che non era servita, lo ammetto, a farmi dimenticare di te, delle situazioni ed emozioni che avevamo vissuto insieme. Erano ormai trascorsi quasi quattro anni su quelle dolci colline che gli scozzesi chiamano montagne, passeggiando nella quiete delle quali ritrovavo ogni tanto un po' di serenità che però tramontava al calare delle tenebre, e con lei eravamo di fatto separate in casa, senza più fare sesso.

Di un cosa certamente dovrei esserle grata: mi costrinse a smettere di fumare, ma oltre al tabacco questo significò rinunciare a malincuore anche alla mia amata cannabis, per masochisticamente trovare effimero sollievo alla mia pena in quelle pastiglie di benzodiazepine che mi intontivano quando le inghiottivo a sorsi di whisky dal sapore di torba dell’isola di Isley, e che ovviamente non potevano risolvere alla radice la mia angoscia, così quando l'effetto delle droghe svaniva mi sentivo invadere nuovamente dalla depressione. Il male di vivere non era passato, non sarebbe mai passato.

Questo finché un giorno un uragano di potenza inusuale perfino da quelle parti ha arrotolato il tetto del call centre, scoperchiandolo come una scatoletta di sardine. È stata la goccia, o per meglio dire un’epica alluvione, che ha fatto traboccare il vaso. Ma non erano tanto le docce scozzesi a disturbarmi, quanto la mancanza di luce naturale d’inverno, quando il sole sorge alle 9 e tramonta alle 15, il che acuiva assai la mia depressione. La mia avventura oltre il vallo di Adriano, al di là del quale, schifati, non si spinsero neppure gli antichi romani, si concluse in direzione sud, per incontrare Milton Keynes.



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