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– La Scozia
Carissimo
John, […] eravamo rimasti a quand’ero arrivata in Scozia,
atterrando a Glasgow nella tipica pioggia orizzontale della costa
occidentale, accolta calorosamente da Cinzia per ospitarmi a casa
sua, un piccolo appartamentino in affitto sull’Esplanade della
città portuale di Greenock, il cui tavolo da pranzo è sotto una
grande finestra che dà sul meraviglioso estuario del Clyde, dove
transitano le grandi navi da crociera e perfino il Rainbow II di
Greenpeace in stridente contrasto coi sommergibili nucleari in uscita
dalla loro base strategica nell’antistante fiordo di Garelochness
verso il mare d’Irlanda e l’Atlantico settentrionale. In questa
fase di uscita dall’estuario navigano in superficie e sono davvero
impressionanti, lunghi oltre cento metri. Davanti a noi dall’altra
parte del fiume, raggiungibili in pochi minuti con un piccolo
traghetto dalla vicina Gourock, ci sono le pittoresche località di
Dunoon, dove i glaswegiani dell’epoca vittoriana andavano in gita
scendendo lungo il fiume, ed Helensburg, cittadina patria
dell’inventore della televisione.
Ma
quella sera invece di guardare la televisione abbiamo goduto di
questa splendida vista in una cenetta durante la quale Cinzia mi ha
proposto in alternativa il piatto nazionale scozzese, lo haggis, cioè
stomaco di pecora ripieno di frattaglie, oppure un risotto giallo che
però per cucinare il quale, si è scusata, non avendo brodo di
gallina l’ha sostituito con una bottiglia di ottimo vino bianco
dell’emisfero meridionale, accompagnata a tavola da una di Chablis.
Inutile precisare a quale delle due opzioni sia andata la mia
preferenza: pur senza potermi considerare un’esperta di abbinamenti
enogastronomici, mi sono spinta ad osservare come forse lo Chablis
non si accompagnasse bene alle interiora ovine.
Dopo
la romantica quanto alcolica cenetta, e avere fumato qualcosa che le
ho portato dal Parco Sempione per non presentarmi come ospite a mani
vuote, naturalmente è andata a finire che abbiamo fatto sesso per
ore ed ore. Sai bene che sono pansessuale. Senza praticamente avere
dormito, il giorno dopo l’ho accompagnata al suo luogo di lavoro,
che diventerà anche il mio. Si tratta di un call centre più grande
di un campo di calcio, dove in tredici lingue lavorano quasi 600
operatori di cui una settantina al desk italiano. Nonostante la notte
insonne il colloquio di lavoro è andato bene anche grazie al mio
ottimo inglese e il mio finto francese, per cui potrò risultare
utile anche per aiutare i desk in altre lingue in caso di assenze di
colleghi per ferie o malattia. Me la cavo anche col bulgaro ma non
esiste un desk bulgaro e non gliene può fregar di meno.
Insomma
mi hanno assunta e dopo un breve corso di formazione ho preso la
prima delle quasi centomila chiamate che mi avrebbero assordata nei
tre anni e mezzo successivi, durante i quali riuscii a fare
l’orecchio al terrificante inglese dei glaswegiani (solo a
Birmingham sono più incomprensibili), e mi rilassavo nei fine
settimana visitando tutto il Paese, dalle verdissime Highlands alle
tante isole occidentali, dall’eccellente zuppa di pesce di Arbroath
alle squisite ostriche del Loch Fyne e naturalmente la capitale
Edinburgo, o trascorrendo le domeniche scommettendo all’ovodromo,
dove si svolgono le popolari corse di pecore.
All’inizio
fu un’epoca felice durante la quale, di nascosto da Cinzia, mi
dedicai alla nuova moda dell’internet dating. Tutto
cominciò con la rubrica "personals" di un noto provider.
Per la ragionevole somma di 35 sterline in due mesi potei contattare
139,5 belle ragazze (lo 0,5 essendo rappresentato da un transessuale
non ancora operato), mi risposero in 12,5, uscii con 6,5 per
continuare a uscire con tre. La prima delle tre era la classica
(bionda e occhi azzurri) indigena di classe, che si scoprì abitare
col gatto nel quartiere vicino. La seconda era una mediterranea
(occhi e capelli nerissimi) bulgara che per tranquillizzare il suo
fidanzato, un vecchio riccastro texano, gli disse che ero una donna,
il che è vero. La terza è quella di cui sono ancora cotta come uno
zampone, una bellissima italiana atipica con gli occhi verdi, che
però non mi ricambiò perché pensava solo al suo gatto. Tutto
questo per dire ai diffidenti dell'internet dating che ha funzionato
a meraviglia con analoghi risultati anche per un mio collega italiano
(appassionato di sudamericane), e oltre a nuovi amici/amiche si
conoscono anche un bel po' di gatti.
Poi
però la convivenza con Cinzia, sempre insieme sia a casa che al
lavoro, in gita e all’ovodromo, era diventata ossessiva in misura
inversamente proporzionale all’esaurimento
di quella coattività sessuale che non era servita, lo ammetto, a
farmi dimenticare di te, delle situazioni ed emozioni che avevamo
vissuto insieme. Erano ormai trascorsi quasi quattro anni su quelle
dolci colline che gli scozzesi chiamano montagne, passeggiando nella
quiete delle quali ritrovavo ogni tanto un po' di serenità che però
tramontava al calare delle tenebre, e con lei eravamo di fatto
separate in casa, senza più fare sesso.
Di
un cosa certamente dovrei esserle grata: mi costrinse a smettere di
fumare, ma oltre al tabacco questo significò rinunciare a malincuore
anche alla mia amata cannabis, per masochisticamente trovare effimero
sollievo alla mia pena in quelle pastiglie di benzodiazepine che mi
intontivano quando le inghiottivo a sorsi di whisky dal sapore di
torba dell’isola di Isley, e che ovviamente non potevano risolvere
alla radice la mia angoscia, così quando l'effetto delle droghe
svaniva mi sentivo invadere nuovamente dalla depressione. Il male di
vivere non era passato, non sarebbe mai passato.
Questo
finché un giorno un uragano di potenza inusuale perfino da quelle
parti ha arrotolato il tetto del call centre, scoperchiandolo come
una scatoletta di sardine. È stata la goccia, o per meglio dire
un’epica alluvione, che ha fatto traboccare il vaso. Ma non erano
tanto le docce scozzesi a disturbarmi, quanto la mancanza di luce
naturale d’inverno, quando il sole sorge alle 9 e tramonta alle 15,
il che acuiva assai la mia depressione. La mia avventura oltre il
vallo di Adriano, al di là del quale, schifati, non si spinsero
neppure gli antichi romani, si concluse in direzione sud, per
incontrare Milton Keynes.
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