Radical Pain – Dolore Radicale – Capitolo 5

(i precedenti: 1-2-3-4)

A ottant’anni suonati l’arzilla esponente radicale Emma Bonino ne aveva viste di tutti i colori nella vita, ma non poteva credere ai suoi occhi vedendone una color giallo ocra. Era proprio una vomitevole cravatta giallo ocra quella che si vedeva in televisione, ma com’era possibile che dietro la cravatta e tutto attorno ci fosse lui, il cavalier Capezzone, se lei stessa poche ore prima l’aveva crivellato come un colabrodo col suo vecchio ma fidato kalashnikov che aveva conservato come cimelio della guerra afgana e non l’aveva mai tradita? Ripresasi dallo stupore l’assalì un atroce sospetto e si fiondò sul web a verificare: ebbene sì, ahilei, c’erano nell’Italia del 2030 ben 2030 Daniele Capezzone, tutti rigorosamente implementati – riportava puntiglioso l’elenco telefonico – con cravatta giallo ocra degli stilisti omopatavini Manera & Pisani. Per farli fuori tutti al ritmo di un Capezzone per capitolo, si rassegnò sconsolata la leader nonviolenta, avrebbe dovuto sottoporsi ad altri 2029 capitoli di questa storia. Già che era collegata diede un’occhiata alle ultime notizie sul TgCom di Liguori, che da giorni e giorni riportava in apertura l’ultima notizia:

SUTTORA CONDANNATO IN CASSAZIONE
Il giornalista playboy dovrà pagare gli alimenti anche alla sesta ex moglie. Il vittorioso divorzista Granzotto ottiene per Madonna anche il gigantesco ranch di Farmville. Il radicale Cappato: “Giusta sentenza”. Capezzone accusa: “Magistratura eversiva”.

Sgrunt… ancora quei Cappato e Capezzone che tanto avevano dato pena all’arzilla vecchietta, ma il nome di Suttora, quel nome che da mezzo secolo i software di Bill Gates correggevano automaticamente in Tuttora, le evocò più felici ricordi editoriali e decise immediatamente di ciattarlo per proporgli un patto di sangue:

“Tuttora, sono Emma per proporti un patto di sangue…”

“Mi chiamo Suttora, cambia software, ma dimmi”

“Se mi aiuti a eliminare un centinaio di capezzoni, io in cambio ti faccio fuori Cappato”

“Come fai a sapere che voglio accoppare Cappato?”

“Per via della mia famosa agendina coi numeri di telefono importanti. Allora ci stai?”

“It’s a deal” – rispose entusiasta Suttora, per il quale sarebbe stato molto più semplice ed anche gioioso eliminare un centinaio di capezzoni, dei quali era ghiotto. Ma avrebbe dovuto informare il sicario Londradical del cambiamento di programma e già che era collegato lo ciattò immediatamente:

“Londradical, sono Tuttora, dobbiamo incontrarci”

“Ti chiami Suttora, cambia software ed esci dalla A27 a Conegliano per Bocca di strada, dove tra le tante osterie la più visibile sulla strada principale è il bar Mozart. Domattina alle sette”

“Bocca di strada?!? Ma è una località o una prostituta?”

“Entrambe, ed anche un blog, sii puntuale

L’occasione era perfetta, il loro incontro sarebbe passato inosservato nella grande folla che fin dalle prime luci dell’alba si accalcava per il derby calcistico tra il Bocca di strada di Santa Lucia di Piave e il Bocca di strada di Mareno di Piave, che si sarebbe giocato nello stadio dei primi, mentre sui secondi Londradical ebbe ad apprendere molte cose attingendo alla monumentale biografia del Cominelli sul Granzotto, che spiegava come questi avesse vissuto a Mareno di Piave in via Emilia e in via Toscana:

Si chiamava via Emilia e qualche anno dopo fu cambiato il nome in via Toscana. Questo perché con lo sviluppo edilizio dalla via Emilia partì una nuova strada che divenne via Emilia per cui bisognò ribattezzare il pezzettino restante di ex Emilia (come vedremo più avanti, non sarebbe stata la prima volta nella vita del Granzotto che gli veniva cambiato il nome della via in cui abitava).

L’Emilia e la Toscana sono due grandi regioni italiane con molte cose in comune: le dimensioni, i caratteri fortemente distintivi ed evoluti delle culture autoctone, gli storici motivi di orgoglio dei rispettivi capoluoghi amici e rivali sulle due sponde dell’appennino, l’importanza strategica a giuntura delle due italie. Tornando nel Veneto, a parte qualche reperto rinvenuto in zona appartenente all’epoca romana, è comunque a partire dal Medioevo che si hanno informazioni più dettagliate circa Mareno di Piave e il suo territorio. Nell’anno 1009 venne eretto l’Hospitale accanto alla Chiesa di S. Maria di Piave, in località Talpone. La struttura, sorgendo sulla via Ungheresca, era meta di riposo per i pellegrini diretti verso luoghi santi. Una bolla papale del 1187 riporta alle dipendenze del suddetto anche la Chiesa di S. Pietro (e Paolo) di Mareno. Era questo il periodo delle prime bonifiche della zona operate dai monaci benedettini, che continuarono i lavori anche dopo la piena del Piave del 1368. Negli stessi anni i benedettini dell’Hospitale ricevettero da Alessandro III le contermini cappelle di S. Dalmazio della Cittadella e di S. Michele di Ramera (de Ramaria). Nel 1306 eressero la chiesa di Soffratta. Nel 1490 l’oratorio di S. Maria di Betlehem in Borgo Cittadella passò alle Monache Agostiniane di S. Maria degli Angeli di Murano. Duecento anni dopo, circa, queste vi costruirono nelle vicinanze un edificio monacale che occuparono fino al 1810. In età medioevale Mareno di Piave seguì le sorti politiche di Conegliano durante la sanguinosa guerra che afflisse la Marca Trevigiana nel corso dei secoli XII, XIII e XIV. Nel 1388 l’intero territorio venne assoggettato alla Serenissima, rimanendovi fedele fino al 1797, anno della supremazia napoleonica sulla Repubblica di S. Marco. Il 23 Ottobre 1866 il Veneto venne annesso al Regno d’Italia con plebiscito. L’attuale toponimo di Mareno di Piave venne istituito con Regio Decreto il 10 novembre 1887 e nell’estate del 1975 vi sbarcò il Granzotto.

5. continua

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