Granzotto contro Pavon in Alcologia San Michele
Prefazione di Virginia Welby
Prefazione di Virginia Welby
Alcologia San Michele è, insieme agli altri brevi racconti d’appendice che lo accompagnano, il frutto della permanenza per un mese e mezzo dell’autore nel reparto di alcologia residenziale di un piccolo ospedale del Medio Friuli per disintossicarsi come usa fare periodicamente dalla droga di ripiego che consuma a causa delle sue cronicamente disperate condizioni finanziarie, che gli impediscono o limitano a rarissime occasioni il godimento della sostanza superiore da egli di gran lunga preferita per i suoi molto più piacevoli effetti psicotropi e la molto minore, pressoché assente pericolosità socio-sanitaria. In poche parole, i derivati della cannabis costano come l’oro (considerando anche il trasporto per procurarsene di buona qualità), mentre vino e birra vengono poco più di un euro al litro nel supermercato sotto casa, e tutto ciò si riassume in un singolo sostantivo dai tanti aggettivi: ottuso, moralista, antiscientifico, mafioso e mafiogeno proibizionismo che, vale la pena ricordare, è anche la maggiore fonte di finanziamento del sanguinario terrorismo internazionale.
Il percorso dell’autore in Alcologia San Michele non ha nulla del glamour associato alle star dello spettacolo con i loro frequenti, modaioli ricoveri in lussuose cliniche private, talvolta a scopo meramente pubblicitario e risultati ad esso limitati, bensì si svolge in una struttura sanitaria pubblica (per quanto in una fortunata regione autonoma funzionante in modo opposto al modello siculo) in mezzo a gente “normale”: uno degli altri pazienti e soprattutto gli operatori del reparto. Psichiatri, paramedici, inservienti e un gatto sono l’ispirazione ed i protagonisti di un viaggio chiaroscuro nell’abisso della tossicodipendenza, ma al tempo stesso godibile con leggerezza ed un sorriso grazie all’inconfondibile stile di un autore che probabilmente non è uno dei più grandi scrittori del XXI secolo, ma è certamente quello da me più amato.
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