Io, Alitalia e Maurizio Lupi
(per consultare altri ministri del governo italiano vedi anche Emma Bonino, Beatrice Lorenzin e Flavio Zanonato)

Da quando il ministro dei trasporti mi ha nominato commissario di Alitalia, la mia vita è diventata un inferno.

A parte Emma Bonino, che mi chiama ad ogni ora del giorno e della notte per chiedermi un 777 con equipaggio per andare a fare la pipì da qualche parte nel mondo (e a Bonino non posso dire di no, è lei stessa che mi ha raccomandato per questo umile posto di lavoro, devo dimostrarle riconoscenza);

E a parte Papa Francesco, che pure lui mi telefona: "Buonasera figliolo, ce l'avresti mica un 777 con equipaggio, che' domani vorrei fare un salto a salutare i miei amici a Baires?", e pure a lui, minchia, come si fa a dirgli di no? Anche se sono anticlericale è pur sempre il papa, dio bonino, non è mica un monsignore qualsiasi da mettere su un ATR turboelica.

Vabbè, insomma, un paio di 777 per Bonino e Francesco li si trovano sempre, ma Suttora esagera:

Cia' Miche', congratula' pel tu' novo ingarigo prestidigitoso. E penzà che pochi mesi fa stavi per la strada, mo' se gontinui gosì la Bonino te da pure un posto da staggista a Raddio radigale. Ma te voledo dì, ahò, che c'avresti mica un 777 da prestamme che devo anna' a Niuyorche pe' a festa de compreanno de Granzotto? Ahò, ce sta pure querra figona dea Maije!

Purtroppo l'italiano di Mauro Suttora, un tempo eccellente, è decaduto, deceduto a causa delle sue frequentazioni romanacce. Traduco: anche Suttora mi chiede in prestito un Boeing 777 per andare a New York al compleanno della rockstar Roberto Granzotto insieme alla sua fidanzata Maria Giovanna Maglie, per cui gli occorre un aeromobile con la fusoliera wide-body. Come commissario di Alitalia faccio due conti e infatti vedo che sono liberi negli hangar solo un paio di Boeing, uno per Bonino e l'altro per Bergoglio. Dovrò mettere Suttora su quello di Bergoglio, così magari Francesco ne approfitta e lo intervista per l'Osservatore romano, anche se poi i suoi articoli non glieli pubblicano mai.

In fondo non è poi così complicato gestire una compagnia aerea. Con l'approvazione del nuovo azionista, Poste Venete, ho deciso che tutti i voli faranno scalo come hub ad Aviano, aeroporto militare americano nella vicina exclave italiana del Friuli. Quando si sono visti arrivare il primo 777, inatteso, gli americani sono rimasti di sasso. D'altronde non potevano mica tirarlo giù di brutto, è un aereo civile di un paese amico. Da allora è un viavai continuo di 777 e anche tanti Airbus su questa bellissima pista di 4 km, sotto-utilizzata dai tempi del Vietnam (tranne un fulmineo revival in ex-Yugo). La pista è talmente lunga che ci atterrano anche le mega-astronavi aliene perché la si vede dai loro satelliti, e peraltro anche i nostri è da qui che decollavano, come adesso i miei 777 Alitalia.

Con tutta la loro superpotenza militare, questi tonti di americani non sanno che pesci pigliare: tutto quello che possono fare è cacciare via il 777, ordinargli di decollare immediatamente. Bene!, dico io, questa è efficienza. Infatti secondo la mia filosofia AZiendale della nuova Alitalia, Aviano non è che un aeroporto di interscambio, un vero hub. Ragioniamo: si è mai visto un individuo sano di mente che voglia veramente andare a Pordenone come meta? No, e allora la gente normale resta seduta dentro al 777 finché decolla nuovamente per destinazioni più interessanti. E come il Boeing decolla, zac!, ti ci faccio subito atterrare un Airbus, e così via. La USAF è molto perplessa, depressa da questa situazione, ma cazzo vuoi che facciano? I militari negroni più svegli hanno attrezzato un jazz-bar per i passeggeri in transito. Birra scadente ma ottima musica, non c'è che dire. Al duty free vendono anche una gran varietà di loro armi da fuoco automatiche, che vanno a ruba: la gente era stufa di dover viaggiare disarmata.

Tutti questi vantaggi il ministro Lupi e tutti noi li dobbiamo a sua moglie Renato Brunetta, economista lagunare. L'illustre lacustre gli ha suggerito come azionista di Alitalia le Poste Venete. Da quando è diventato uno stato sovrano, nel Veneto tutte le lettere spedite da Cortina, da Rovigo, da Chievo, insomma da ogni angolo della Serenissima, vengono trasportate in furgoncini per essere smistate all'aeroporto di Aviano, dove ogni notte decolla un cargo postale che effettua un'ampia virata a 360° su Trieste e Venezia per tornare un quarto d'ora dopo dove è partito, e restituire la posta ai furgoncini che il mattino la recapitano a destinazione con un bel timbro: POSTA AEREA.

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