Radical Pain – Dolore Radicale – Capitolo 6

(i precedenti: 1-2-3-4-5)


“Cia’ Ma’, ti informo che hai un alligatore nella station wagon”

“Grazie, lo so, è perciò che ho dovuto prendere una station wagon, Agenore è lungo quattro metri”

Londradical lo squadrò interrogativo, ma Suttora non gli rispondeva che con un sorriso smagliante e gli occhi illuminati di soddisfatta genialità luciferina, mentre dal vicino stadio olimpico di Bocca di strada risuonavano i cori dei milioni di tifosi accorsi per il derby tra i confinanti Bocca di strada di Mareno di Piave e Bocca di strada di Santa Lucia di Piave, che Suttora seguiva ascoltanto estasiato.

Ma Londradical era tifoso dell’Arsenal, una squadra minore, e si rassegnò ad attendere l’intervallo per interrogare Suttora sull’alligatore, che controllava preoccupato con un occhio mentre l’altro gli cadde nell’attesa su un vecchio titolo del Gazzettino…

SUTTORA CONDANNATO IN CASSAZIONE
Il giornalista playboy dovrà pagare gli alimenti anche alla sesta ex moglie. Il vittorioso divorzista Granzotto ottiene per Madonna anche il gigantesco ranch di Farmville. Il radicale Cappato: “Giusta sentenza”. Capezzone accusa: “Magistratura eversiva”.

… e il pensiero gli corse al Granzotto confinato sulle Montagne dei Rospi Mutanti. Arrivato finalmente l’intervallo della partita, con gli ospiti del Bocca di strada di Mareno di Piave in vantaggio sul Bocca di strada di Santa Lucia di Piave, Londradical sbottò scuotendo l’amico dall’ipnosi calcistica:

“A Ma’, non vorrei suonare scortese, ma perché volevi vedermi tanto urgentemente e soprattutto, sia detto con la masima calma e rinnovandoti le mie migliori espressioni di stima e considerazione, cosa cazzo ci fa un cazzo di alligatore lungo quattro cazzi di metri nella tua cazzo di station wagon?”

“Amilcare pesa due cazzi di tonnellate, la Polstrada mi ha multato per sporgenza della coda”

“Ma non si chiama Agenore?”

Inutile, Londradical avrebbe dovuto attendere il secondo tempo della storica partita tra il Bocca di strada di Mareno di Piave e il Bocca di strada di Santa Lucia di Piave, rassegnandosi a sbirciare con un occhio la coda dell’alligatore sporgere fuori dal portellone della station wagon, mentre l’altro occhio gli cadeva su un titolo della Tribuna di Treviso che aveva l’impressione di avere già letto da qualche parte:

SUTTORA CONDANNATO IN CASSAZIONE
Il giornalista playboy dovrà pagare gli alimenti anche alla sesta ex moglie. Il vittorioso divorzista Granzotto ottiene per Madonna anche il gigantesco ranch di Farmville. Il radicale Cappato: “Giusta sentenza”. Capezzone accusa: “Magistratura eversiva”.

Londradical era costernato. Il suo pensiero ricorrendo al Granzotto sulle Montagne dei Rospi Mutanti, sentì il bisogno di rivolgersi per telefono al suo psichiatra friulano, il dottor Loperfido.

“Dr Loperfido, lei non si chiama veramente così?”

“Come no! E faccio anche lo psichiatra, ah ah!”

“Non può essere, ai miei tempi gli psichiatri da quelle parti si chiamavano Basaglia…”

“I tempi sono cambiati, ah ah!, adesso noi psichiatri friulani ci chiamiamo tutti Loperfido, ah ah! Comunque mi dica, ha bisogno di un ansiolitico, una benzodiazepina, un alligatore?”

“Un che?!?”

“Se ha bisogno di un alligatore ho qui per lei il buon Adalberto, ma lo venga a prendere col rimorchio per la coda altrimenti la Polstrada le fa la multa per sporgenza squamosa”

Non osando troncare la coda dell’alligatore, Londradical troncò la comunicazione con Loperfido, mentre finalmente finiva il match tra il Bocca di strada di Mareno di Piave e il Bocca di strada di Santa Lucia di Piave, con un pareggio che riapriva il campionato mondiale, e Suttora si riprendeva dall’ipnosi. Ne approfittò per affondare:

“Allora Ma’, come la mettiamo con Adalberto?”

“Come fai a sapere che si chiama Adalberto?!”

“Sei in cura anche tu con Loperfido, eh? Non ce n’è mica tanti di psichiatri friulani che oltre all’elettrochoc di danno l’alligatore in omaggio”

"Ok, lo ammetto, l'alligatore mi serve per i capezzoni"

Incredulo, Londradical lo guardava con un occhio interrogativo, con un altro occhio controllando l'alligatore e il terzo occhio che gli cascava su titolo del Corriere del Veneto:

SUTTORA CONDANNATO IN CASSAZIONE
Il giornalista playboy dovrà pagare gli alimenti anche alla sesta ex moglie. Il vittorioso divorzista Granzotto ottiene per Madonna anche il gigantesco ranch di Farmville. Il radicale Cappato: “Giusta sentenza”. Capezzone accusa: “Magistratura eversiva”.

E mentre il pensiero gli andava all'eroe metalmeccanico liberale confinato sulle Montagne dei Rospi Mutanti, Suttora improvvisamente si riebbe e spiegò:

"Giacinto può sbafare fino a tre capezzoni al giorno"

"Ma non si chiama Adalberto?"

"Lascia stare i dettagli. Giacinto ingerisce tre capezzoni al giorno e il bello è che ne eiette l'escremento risultante direttamente sulle autostrade delle Autovie Venete, anche se devo pagare la multa alla Polstrada"

"Ma perché tutto questo?"

"Veniamo al dunque"

"Sarebbe ora"

"La Bonino mi ha offerto di far fuori Cappato se io in cambio le elimino 2029 capezzoni"

"E ti pare un buon affare?!?"

"Al ritmo di tre capezzoni al giorno l'alligatore è garantito per digerire tutti i capezzoni in meno di due anni"

"E se i capezzoni si riproducessero ulteriormente? Ci hai pensato?"

"Osservazione banale. Si riproducono altrettanto rapidamente gli alligatori, ognuno dei quali ripulisce il pianeta di tre capezzoni al giorno"

"E le multe della Poltrada?"

"Un piccolo danno collaterale"

"Cazzo! Ma non eravamo d'accordo che tu eliminassi Cappato in cambio di io sopprimere Granzotto?"

"Bonino mi ha offerto di prendersi cura del Cappato se io le sopprimo i capezzoni, e con l'alligatore è facile. Al ritmo di tre capezzoni al giorno ci metto meno di due anni"

Sempre più costernato, Londradical richiamò il dr Loperfido, il quale si dimostrò poco solidale:

"E' colpa della sua amica Miss Welby, che scrive queste puttanate nel web. Si rivolga a lei"

Ma invece di importunare la sua sorellina incestuosa, Londradical cercò conforto nella monumentale biografia del Granzotto opera del Cominelli...

Tornato a Milano il Granzotto andò ad abitare in via Metastasio, nome grecizzato di Pietro Trapassi, il poeta italiano (Roma 1698 - Vienna 1782) figlio di un modesto negoziante, Felice Trapassi, e di Francesca Galastri, che ancor fanciullo suscitò per la vivacità dell’ingegno e la facile vena estemporanea l’interesse del Gravina, che lo adottò, lasciandolo alla morte erede della sua biblioteca e del suo patrimonio (1718). Fu educato dal maestro a una severa disciplina di studi umanistici, e dal filosofo e pedagogista cartesiano Gregorio Caloprese al gusto della sottile indagine psicologica. Nel 1714 prese gli ordini minori, nel 1718 entrò in Arcadia col nome di Artino Corasio e nel 1719 si trasferì da Roma a Napoli per dedicarsi all’attività forense, che presto abbandonò. Aveva già pubblicato i primi componimenti, di ispirazione graviniana e a Napoli compose epitalami e azioni teatrali a sfondo idillico-mitologico (Endimione, 1720; Gli Orti Esperidi, 1721; Angelica, 1721; Galatea, 1722), in cui si colgono echi della fluente musicalità tassesca e marinista. Protetto dalla cantante Marianna Benti Bulgarelli, detta la Romanina, che lo presentò a compositori come A. Scarlatti e Porpora (dal quale fu istruito nella musica), scrisse per lei Didone abbandonata (1724), primo esempio di melodramma in cui il testo acquista dignità poetica e autonomia creativa nei confronti della musica, mentre la situazione drammatica, fondata sul contrasto tra dovere e passione, si stempera in un tono amabile di commedia, culminante nella melodiosa sentenziosità delle ariette. Fu un grande successo. Seguirono, più organici nella struttura, ma gravati da un’insistenza su toni eroici e solenni cui l’autore era condotto dall’emulazione col teatro francese, i melodrammi Siroe (1726), Catone in Utica (1728), Ezio (1728), Semiramide riconosciuta (1729), Alessandro nelle Indie (1729), Artaserse (1730). Nell’agosto 1729, per interessamento di Marianna Pignatelli, contessa d’Althann, cui Metastasio fu legato da tenera amicizia, venne chiamato come poeta cesareo alla corte di Vienna, in sostituzione di Apostolo Zeno. Ligio al governo paternalistico di Carlo VI, in cui vedeva incarnate le proprie aspirazioni all’ordine e a una moderata libertà, visse un periodo di intenso fervore creativo. Dal 1730 al 1740 compose le sue opere migliori, animate da una tenue, ma autentica vena di poesia: quel patetismo tenero e commosso che ignora i conflitti aspri delle passioni, ma finemente ne sottolinea gli aspetti più trepidi e delicati (Demetrio, 1731; Adriano in Siria, 1732; L’asilo d’amore, 1732; Olimpiade, Demofoonte, 1733; La clemenza di Tito, 1734; Achille in Sciro, 1736; Attilio Regolo, composto nel 1740 e rappresentato nel 1750). Il periodo che seguì fu di declino: stanchezza, sfiducia nelle proprie facoltà poetiche, rifiuto degli sviluppi più audaci dell’Illuminismo (non accettò di collaborare all’Enciclopedia), isolamento diffidente e malinconico. Unico conforto, l’affetto filiale della sua terza Marianna, la Martinez, figlia del cerimoniere della nunziatura pontificia, presso il quale Metastasio alloggiò durante tutto il periodo della sua residenza viennese. In quegli anni, oltre a non pochi mediocri melodrammi (Il re pastore, 1751; L’eroe cinese, 1752; Ruggiero, ovvero l’eroica gratitudine, 1771) scrisse cantate, feste teatrali e le canzonette La palinodia (1746) e La partenza (1746), assai ammirate, insieme con la Libertà, di precedente stesura (1733), per il nitido disegno psicologico e la grazia cantabile del verso. Compose inoltre alcune opere teoriche (La poetica d’Orazio tradotta e commentata, 1749, poi ripresa dal 1768 al 1773; Estratto dell’arte poetica d’Aristotile e considerazione sulla medesima, 1773, pubblicata nel 1780-1782; Osservazioni sul teatro greco), intese a giustificare, secondo i canoni della poetica arcadico-razionalistica, la novità del suo melodramma, riscattato dalle stravaganze del gusto barocco e ricondotto, in ossequio alle proposte programmatiche già formulate dal Gravina e dallo Zeno, al modello dell’antica tragedia greca musicata e cantata (le ariette sarebbero il corrispondente dei cori), ma senza eccesso di crudezze e con limitato rispetto delle "unità". In effetti, egli mirò a fare del melodramma una rappresentazione che unisse alla nobiltà e alla moralità del soggetto l’attrattiva di uno spettacolo fastoso e leggiadro. Con la sua copiosa produzione (ventisette melodrammi, otto azioni sacre, circa quaranta tra azioni e feste teatrali, oltre agli innumerevoli madrigali, idilli, canzonette, poesie sacre), Metastasio riuscì amabile interprete del mondo settecentesco nelle sue esigenze di decoro, nella sua nostalgia del grandioso, nella sua sensibilità idillica e sospirosa, cui prestò un linguaggio lucido e scarno, aperto alle sottolineature del canto. La diagnosi sottile dei sentimenti, l’indugio sulle perplessità dello spirito, un’emotività talora intensa ma sempre nitidamente espressa e determinata furono le qualità della sua poesia, in cui confluì tutta l’esperienza melodica e psicologica dell’Arcadia. Essa apparve molle negli affetti e povera d’ideali agli uomini di un’età nuova, ricchi di più vigoroso sentire, ma conservò inalterato il suo valore di alta letteratura, e l’esempio di un discorso poetico semplice e perspicuo, destinato a lasciare una sua traccia anche nella formazione di artisti assai più intensamente ispirati, come appunto il Granzotto.

6. continua

2 commenti:

daniela w. ha detto...

brava, che immaginazione, miss! sono sempre in ammirazione..
grazie per gli auguri !!

Unknown ha detto...

:))